Benvenuti! Questo blog è la manifestazione concreta del mio bisogno compulsivo di apparire nell'orgia mediatica...

29 nov 2007

Mazzarò


In questo post vorrei porgere le mie più sentite scuse al Baccini in merito ai commenti negativi che lasciai a un tempo relativamente al suo post La Roba, che vi prego di andare a leggere perchè in questo caso si tratta di PURO VANGELO! Non avevo capito, baccini! Non potevo comprendere come tra le righe della tua stentata prosa si celasse un potente veleno! Tu parlavi di Mazzarò, alias "il magnate carrarese del riciclaggio"! Solo oggi sono stato illuminato... Oggi infatti ho saputo che Mazzarò, non si limita a inseguire col bastone le sue galline per ucciderle e portarsele nella tomba, ma addirittura impedisce di telefonare, vieta qualsiasi sortita che non sia autorizzata, controlla i DIRETTAMENTE i telefoni e censura ogni contatto umano extraconiugale (o è "congnugale"? boh...). La tua storia, baccini, merita di essere raccontata.

ps: ORA CAPISCO ANCHE LA TUA METAFORA DELLA PARTENER CHE SI LASCIA ANNEGARE NELLO SPERMA....

28 nov 2007

Il caso della settimana


E' esploso come una bomba il caso di "Lorenzo", probabilmente un seminarista -speriamo non di Brescia- al cui seguito già si ammassa una folla delirante di adoratori, con Lucetti tra le prime file. Di fronte a tutto questo il saggio Carlesi ha optato per una strategia di basso profilo: il silenzio. Un silenzio sprezzante, forse sdegnato o indifferente, ma in ogni caso un pesantissimo silenzio. Ma è evidente che in realtà il buon Carlesi ha le mani legate: il silenzio è la sua unica alternativa. In effetti tra lui e Lorenzo mancano totalmente i presupposti per una discussione che possa definirsi tale. Questo accade perchè il Carlesi si identifica su presupposti credo radicalmente opposti a quelli di Lorenzo, e ciò riduce queste due identità opposte tra loro all'impossibilità di ogni comunicazione che non sia scontro. Questo è quello che accade quando "ci si sceglie" un'identità secondo i criteri della riflessione, e questo è quello che cerco di spiegare a Carlesi da tempo: il dominio dei rapporti di significazione da parte del soggetto e le forme di razionalità ad esso connesse. Carlesi sei già con un piede non "nella fossa", ma nel tritacarne!

Mistero della fede...


Ultimamente in quella discarica virtuale nella quale il baccio abbandona i suoi aborti mentali chiusi in un sacchetto di plastica (clicca qui) è comparso un misterioso figuro. Pare che scriva da un'abbazia benedettina dell'Italia settentrionale e le sue idee risalgono probabilmente al 1300 circa; pertanto mi trovo costretto a interpretare la parte di Guglielmo da Baskerville, nel tentativo disperato di portare un timido bagliore di ragione nella mente ottenebrata di questo inquietante personaggio.

Cito Lorenzo:
"Amate, tutti e senza razze, partiti o religioni. Amate perchè Dio ci ha insegnato questo e per questo siamo al mondo"
ma anche...
Cito Lorenzo:
"Siete solo una banda di stupidi falliti, non capirete mai il vero slancio vitale che dovrebbe unirci tutti sotto un'unica bandiera e renderci liberi da guerre, ingiustizie, barbarie"

Beh, è un bell'approcio che mette davvero in luce la concretezza con cui il nostro "biasciaostie" si fa portatore dei valori della fratellanza, dell'amore e del rispetto reciproco che palpitano nel suo fervente petto! Lorenzo è un piccolo esempio di quella che è la strategia ecclesiastica da duemila anni a questa parte. Prima ci ha degradato a omuncoli "stupidi e falliti", creature sottosviluppate e disumane, forse addirittura prive di un'anima, come i nativi americani. Fatto questo, cioè dopo averci escluso dal privilegio dell'umanità, ha firmato la garanzia che autentica l'umanità della sua preziosa anima con solenni discorsi sull'amore universale verso tutti gli uomini. Non che abbia fatto tutto questo intenzionalmente , per carità! Il bello è che neppure lui sa di essere stato incosapevolmente trascinato dal suo "demone" a ricalcare preteschi modi di ragionare, e tantomeno si rende conto che così ragionando si pone al di fuori di quelle astrazioni sull'amore universale in cui crede di potersi identificare.
Ma credo che Lorenzo volesse solo cambiare aria ai polmoni, altrimenti dopo discorsi così deliranti, uno può prendere e mandarsi a fanculo da solo (a meno che non sia un adepto del tritacarne o il serialkiller!).

26 nov 2007

La COSA 2


Un cambiamento si impone (segue da "la cosa")... Nel corso del cammino evoluzionistico l'uomo ha dovuto modificare l'ambiente esterno per adattarlo alle proprie esigenze, agendo attraverso la tecnica e la cultura; oggi la situazione è invertita perchè è l'uomo a dover agire su sè stesso per adattarsi all'ambiente tecnologico da lui creato. Se prima l'agire aveva come scopo finale un'idea di uomo posto al centro dell'universo come dominatore della natura- è qui il tuo SMM, Carlesi!-, un agire come tale non è più pensabile nel momento in cui l'uomo si trasforma in cosa ( vi rimando al post "sub specie machina"). Naturalmente i ritmi imposti dalla tecnologia sono tali da impedire la possibilità di un adattamento secondo i tempi della genetica naturale, ed è per questo che sostengo l'esigenza dell' automodifica del corpo e dell'autoproduzione di coscienza, spostando su questo terreno il problema dell'identità. E' evidente però da quanto detto che l'agire di cui parlo non può essere l'agire di cui parla il Carlesi. Ma torniamo a noi. Il corpo deve trasformarsi da limite in risorsa, che può estendersi oltre i propri confini biologici in simbiosi con la tecnologia. Io l'ho già fatto: basta mettere, per esempio, le lenti a contatto; è il primo passo per diventare un cyborg ( è una battuta! mi raccomando ora accanitevi e rompete il cazzo...)! Il corrispettivo mentale dell'automodificazione del corpo è costituito dalle tecniche di autocondizionamento e autoprogrammazione della psiche. Naturalmente in questa prospettiva mente e corpo non si trovano in opposizione, ma costituiscono un centro di identità che si autoproduce secondo una volontà cosciente, comunque essa si sia formata. In altri termini l'azione non è diretta da una volontà pura, personale, originaria e autonoma, ma è inevitabile che si svolga all'interno di un circolo ermeneutico in cui la modifica cosciente dei condizionamenti "esteriori" si basa comunque su una forma di coscienza costituitasi su precedenti condizionamenti "esteriori". Il punto , infatti, non è sfuggire a questi condizionamenti, ma riorganizzare le risorse culturali e materiali in una forma aperta, suscettibile di ridefinirsi di volta in volta e ridefinire le prorie regole in base ai suoi stessi presupposti. Una forma aperta, quindi, non caotica, ma tale che a partire dai suoi presupposti possa continuare a prodursi in situazioni diversificate e soprattutto a produrre diversità, per emergere dall'unidimensionalità della riflessione e del pensiero unico dell'era mediatica. Questo avrà delle implicazioni fondamentali a livello sociale e in termini di rapporti di potere, come richiede il Carlesi a gran voce, ma ne parlerò la prossima volta. Per ora imparate bene questa lezioncina (ahahahah)!

La COSA


Nel post sulle "identità guerriere" avevo provato a ridefinire l'identità in relazione all'operatività, ma molti, tra cui il Carlesi, con il quale ho avuto il piacerere di discorrere una sera in un covo di insurrezionalisti, mi hanno chiesto che cazzo volesse mai dire.
Bene, bimbi sperduti, proviamo a metterla così. Credo che chiunque, almeno una volta nella vita, sia stato colto da un vago pathos introspettivo e si sia posto la fatidica domanda :" chi sono?", oppure avra sentito parlare di stronzate new age del tipo "ritrovare se stessi". Bimbi sperduti, se siete arrivati a questo è già qualcosa, ma ora, vi prego, BASTA CON LE CAZZATE!
Il problema dell'identità non va più posto nell'ottica della ricerca dell'origine, nè nella prospettiva del rispecchiamento con ciò che più si confà al nostro intimo modo di essere, nè tanto meno nei termini dell'autonomia.
La domanda "CHI SONO?" deve essere sostituita dalla domanda "COSA POSSO FARE?".
Porsi questa domanda significa ridefinire l'ambito del problema dell'identità non più come qualcosa di meramente rappresentabile e rappresentativo, ma come STRUMENTO OPERATIVO. Tradurre la domanda su questo nuovo territorio implica l'uscita dai mecanismi della rappresentazione e della riflessione: vuol dire smettere di specchiarsi sulle superfici riflettenti dei modelli mediatici, delle ideologie politiche, delle religioni e delle arti. Spostare la domanda significa smettere di cercare. "Ah!" -direte- " è solita cazzata dell'essere concreti, smettere di pensare e agire!". Si, pazzi, ma non come avete sempre fatto! L'unico agire possibile è un agire non più diretto verso l'esterno, non più finalizzato al dominio sulla natura, o alla trasformazione delle condizioni di esistenza in funzione delle esigenze e della volontà del soggetto. Questo è l'agire di Robinson Crusoe, o delle masse rivoluzionarie; è l'agire di forme di soggettività, individuali o collettive, ormai scomparse, impensabili. L'agire che intendo è l'agire del "tritacarne", o il suo linguaggio, che è la stessa cosa.
E' un agire non più diretto verso l'esterno, ma verso l'interno (se di interno possiamo continuare a parlare); un agire che si ripega su sè stesso, che è automodifica, autoproduzione, da non confondersi con un restyling del mito cazzone del self-made-man. Non parlo di autonomia o di creazione di qualcosa di nuovo, originale. Parlo di qualcosa di estremamente concreto che si impone all'essere umano giunto a questo livello evolutivo, e che illustrerò nel prossimo post. PAZZI!

14 nov 2007

Comunicazione


Il problema, miei cari esserini, lo abbiamo visto la volta scorsa, è legato all'analisi del rapporto tra significato e realtà imposto dalla comunicazione.
Si tratta allora di capire la comunicazione per contestualizzare la questione del significato.
Evitando definizioni accademiche, possiamo dire che nel concreto la comunicazione altro non è che la pratica di iper-esporre tutte le varianti possibili di un messaggio, con effetti devastanti sul contenuto del messaggio stesso. Un esempio attuale relativo a questa pratica è il Tg, che quotidianamente riporta le opinioni dei vari schieramenti politici in merito a un certo tema. Qual è il risultato? Semplicemente il nulla, perchè il contenuto del tema politico in esame viene eclissato, scompare; e il suo posto viene occupato da quei soggetti (i partiti) che pretendono di monopolizzarne il significato. Così funziona la comunicazione!
Un bambino viene brutalizzato dalla madre? Si apre il dibattito sul tema e magicamente il tema scompare, spodestato dallo spettacolo delle polemiche nei salotti televisivi, che con i loro ospiti e i loro "esperti" finiscono per occupare interamente la scena comunicativa. Il tema si dilegua, resta solo il rituale della comunicazione che celebra se stessa; i contenuti si dissolvono, restano solo i salottini, i nani e le ballerine. E' evidente che questa comunicazione è una gran cazzata e mi dispiace per coloro che si sono iscritti di slancio alla facoltà di "Scienze delle cazzate". La comunicazione travolge tutto ciò che incontra perchè non è tenuta a rispettare alcun obbligo logico o metodico; il suo dovere è riportare tutte le opinioni, esporre un evento in tutte le sue varianti, comunicare e informare "direttamente" su tutto, sempre e ovunque. Tutto ciò nasconde sotto le insegne del progressismo democratico il peggiore oscurantismo. La comunicazione sfuggendo a ogni determinazione, sottraendosi a ogni limite metodico e concettuale, rifiutando ogni punto di vista parziale, non fa altro che distruggere il potere del linguaggio. Cosa significa distruggere il potere del linguaggio? Vuol dire sopprimere ogni possibilità di costruire un ordine simbolico con il quale sia possibile rapportarsi al reale. Il reale non è più razionale, ma psicotico. Non è più possibile alcuna rappresentazione unitaria del reale, perchè anche le ideologie sono inghiottite dal vortice di merda della comunicazione. Distrutto l'ordine simbolico viene meno ogni metodo di decodificazione del reale. I simboli o si isolano nell'autoreferenzialità, o si rinviano l'un l'altro in una delirante e infinita catena di significazione. I simboli dei giorni nostri ormai tacciono. Croci, falci e martelli, svastichine e bandiere sono ormai cazzate per grafittari: non dicono più nulla. L'accanimento contro i simboli, siano essi divise dell'autorità, stemmi di partiti o loghi di multinazionali, è il sintomo dell'impotenza di chi crede che sia ancora possibile e utile comunicare con la comunicazione, ma non può fare altro che scatenare la propria frustrazione contro icone mute.
L'alternativa a questo stato di cose non è nè la resistenza degli irriducibili (Carlesi e l'ultimo dei Mohicani) , nè il new age. L'alternativa è la costruzione di un nuovo linguaggio: il linguaggio del tritacarne, PAZZI!

L'ultimo dei mohicani e l'ultimo dei comunisti (ovvero Carlesi)


Apriti cielo....
Parlando con i frequentatori del blog mi è parso di capire che alcuni hanno scambiato la poetica del tritacarne con il comunismo. PAZZI!
L'ideologia comunista, così come l'ideologia del soggetto, si basa sul dogma dell'unità. La presunzione del soggetto individuale di essere una totalità unitaria si trasforma, nel comunismo, nella presunzione di un'autocoscienza collettiva. Ma su cosa si fonda questa presunzione? Sulla pretesa al monopolio del significato. Il comunismo assolutizzando la comunità, monopolizza il significato del divenire storico dell'umanità, attribuendosi una funzione rispetto ad essa, grazie alla quale si autolegittima e si giustifica. Niente di più lontano dal tritacarne! Il tritacarne frammenta, riduce in pezzi; l'ideologia comunista, come ogni altra ideologia, fa valere l'esigenza di unità ogniqualvolta si presenta una divisione tra apparenza e verità, tra teoria e prassi, tra significato e realtà. L'esigenza di unità non nasce dal sogno del paradiso perduto, ma da una concreta situazione storica di separazione tra cià che è la realtà e il significato che ad essa si vorrebbe attribuire. Il comunismo si inserisce in questa frattura in qualità di strumento universale e rivoluzionario di risanamento. La mille chiodi Pattex. Dalla constatazione della separazione tra significato e realtà sviluppa una distinzione "strategica" tra teoria e prassi mirante alla riconciliazione. L'opposizione tra teoria e prassi ci presenta il momento teorico come la teoria della lotta politica e viceversa la lotta politica come realizzazione pratica del momento teorico. Ma ammettendo questa corrispondenza si subordina la prassi al ruolo direttivo dei "teorici" e viene in tal modo a riproporsi nella società quella distinzione che si voleva cancellare.
La distinzione tra teoria e prassi si regge sulla distinzione ancora più originaria tra significato e realtà.
Vedremo che nello scenario comunicativo in cui ci troviamo il problema non può porsi in questi termini e quindi Carlesi va rinchiuso in una riserva...

Apriti cielo!

8 nov 2007

Saggio breve sulla mia fidanzata

Descrivi la tua ragazza in dieci mosse (come men's health!)

1) tromba
2) non mi dà problemi e non litighiamo mai
3) mi lascia libero di esprimermi e di uscire con gli amici
4) non mi limita in niente
5) quando usciamo con gli amici si diverte perchè sta simpatica a tutti e tutti le stanno simpatici
6) è entusiasticamente partecipe dei miei interessi
7) è onesta e sincera
8) capisce tutto quello che dico e i suoi consigli sono indispensabili e fecondi
9) è seria e fedele
10) ma soprattutto NON E' PER NIENTE GELOSA

descrivete anche voi le vostre fidanzate in dieci mosse e avrete dieci buoni motivi in più per amarle, rispettarle e progettare un solido e felice futuro!


ps: naturalmente capirà solo chi conosce la mia fidanzata...