Il problema, miei cari esserini, lo abbiamo visto la volta scorsa, è legato all'analisi del rapporto tra significato e realtà imposto dalla comunicazione.
Si tratta allora di capire la comunicazione per contestualizzare la questione del significato.
Evitando definizioni accademiche, possiamo dire che nel concreto la comunicazione altro non è che la pratica di iper-esporre tutte le varianti possibili di un messaggio, con effetti devastanti sul contenuto del messaggio stesso. Un esempio attuale relativo a questa pratica è il Tg, che quotidianamente riporta le opinioni dei vari schieramenti politici in merito a un certo tema. Qual è il risultato? Semplicemente il nulla, perchè il contenuto del tema politico in esame viene eclissato, scompare; e il suo posto viene occupato da quei soggetti (i partiti) che pretendono di monopolizzarne il significato. Così funziona la comunicazione!
Un bambino viene brutalizzato dalla madre? Si apre il dibattito sul tema e magicamente il tema scompare, spodestato dallo spettacolo delle polemiche nei salotti televisivi, che con i loro ospiti e i loro "esperti" finiscono per occupare interamente la scena comunicativa. Il tema si dilegua, resta solo il rituale della comunicazione che celebra se stessa; i contenuti si dissolvono, restano solo i salottini, i nani e le ballerine. E' evidente che questa comunicazione è una gran cazzata e mi dispiace per coloro che si sono iscritti di slancio alla facoltà di "Scienze delle cazzate". La comunicazione travolge tutto ciò che incontra perchè non è tenuta a rispettare alcun obbligo logico o metodico; il suo dovere è riportare tutte le opinioni, esporre un evento in tutte le sue varianti, comunicare e informare "direttamente" su tutto, sempre e ovunque. Tutto ciò nasconde sotto le insegne del progressismo democratico il peggiore oscurantismo. La comunicazione sfuggendo a ogni determinazione, sottraendosi a ogni limite metodico e concettuale, rifiutando ogni punto di vista parziale, non fa altro che distruggere il potere del linguaggio. Cosa significa distruggere il potere del linguaggio? Vuol dire sopprimere ogni possibilità di costruire un ordine simbolico con il quale sia possibile rapportarsi al reale. Il reale non è più razionale, ma psicotico. Non è più possibile alcuna rappresentazione unitaria del reale, perchè anche le ideologie sono inghiottite dal vortice di merda della comunicazione. Distrutto l'ordine simbolico viene meno ogni metodo di decodificazione del reale. I simboli o si isolano nell'autoreferenzialità, o si rinviano l'un l'altro in una delirante e infinita catena di significazione. I simboli dei giorni nostri ormai tacciono. Croci, falci e martelli, svastichine e bandiere sono ormai cazzate per grafittari: non dicono più nulla. L'accanimento contro i simboli, siano essi divise dell'autorità, stemmi di partiti o loghi di multinazionali, è il sintomo dell'impotenza di chi crede che sia ancora possibile e utile comunicare con la comunicazione, ma non può fare altro che scatenare la propria frustrazione contro icone mute.
L'alternativa a questo stato di cose non è nè la resistenza degli irriducibili (Carlesi e l'ultimo dei Mohicani) , nè il new age. L'alternativa è la costruzione di un nuovo linguaggio: il linguaggio del tritacarne, PAZZI!