Benvenuti! Questo blog è la manifestazione concreta del mio bisogno compulsivo di apparire nell'orgia mediatica...

26 nov 2007

La COSA 2


Un cambiamento si impone (segue da "la cosa")... Nel corso del cammino evoluzionistico l'uomo ha dovuto modificare l'ambiente esterno per adattarlo alle proprie esigenze, agendo attraverso la tecnica e la cultura; oggi la situazione è invertita perchè è l'uomo a dover agire su sè stesso per adattarsi all'ambiente tecnologico da lui creato. Se prima l'agire aveva come scopo finale un'idea di uomo posto al centro dell'universo come dominatore della natura- è qui il tuo SMM, Carlesi!-, un agire come tale non è più pensabile nel momento in cui l'uomo si trasforma in cosa ( vi rimando al post "sub specie machina"). Naturalmente i ritmi imposti dalla tecnologia sono tali da impedire la possibilità di un adattamento secondo i tempi della genetica naturale, ed è per questo che sostengo l'esigenza dell' automodifica del corpo e dell'autoproduzione di coscienza, spostando su questo terreno il problema dell'identità. E' evidente però da quanto detto che l'agire di cui parlo non può essere l'agire di cui parla il Carlesi. Ma torniamo a noi. Il corpo deve trasformarsi da limite in risorsa, che può estendersi oltre i propri confini biologici in simbiosi con la tecnologia. Io l'ho già fatto: basta mettere, per esempio, le lenti a contatto; è il primo passo per diventare un cyborg ( è una battuta! mi raccomando ora accanitevi e rompete il cazzo...)! Il corrispettivo mentale dell'automodificazione del corpo è costituito dalle tecniche di autocondizionamento e autoprogrammazione della psiche. Naturalmente in questa prospettiva mente e corpo non si trovano in opposizione, ma costituiscono un centro di identità che si autoproduce secondo una volontà cosciente, comunque essa si sia formata. In altri termini l'azione non è diretta da una volontà pura, personale, originaria e autonoma, ma è inevitabile che si svolga all'interno di un circolo ermeneutico in cui la modifica cosciente dei condizionamenti "esteriori" si basa comunque su una forma di coscienza costituitasi su precedenti condizionamenti "esteriori". Il punto , infatti, non è sfuggire a questi condizionamenti, ma riorganizzare le risorse culturali e materiali in una forma aperta, suscettibile di ridefinirsi di volta in volta e ridefinire le prorie regole in base ai suoi stessi presupposti. Una forma aperta, quindi, non caotica, ma tale che a partire dai suoi presupposti possa continuare a prodursi in situazioni diversificate e soprattutto a produrre diversità, per emergere dall'unidimensionalità della riflessione e del pensiero unico dell'era mediatica. Questo avrà delle implicazioni fondamentali a livello sociale e in termini di rapporti di potere, come richiede il Carlesi a gran voce, ma ne parlerò la prossima volta. Per ora imparate bene questa lezioncina (ahahahah)!

3 commenti:

elkappe ha detto...

OMOLOGAZIONE OPPORTUNISTICA
per adesso intravedo solo questo.

Sorry, Probabilmente sono IO che sono LIMITATO.
[devo evidenziare il forte tono sarcastico o si desume da solo?]

marco ha detto...

Cazzo Carlesi non sai più dove sbattere la testa,eh? Ti ostini a voler vedere in tutto quello che scrivo o individualismo, o borghesi, o addirittura "omologazione opportunistica". Eppure mi sembra di scrivere in modo chiaro, anche se mi rendo conto che il tema è un pò "pesante"....
Mi sa che è meglio se torno a parlare di puttane e cazzate!

marco ha detto...

(dal post)..."tale che a partire dai suoi presupposti possa continuare a prodursi in situazioni diversificate e soprattutto a produrre diversità, per emergere dall'unidimensionalità della riflessione e del pensiero unico dell'era mediatica"

Cappè, è forse da qui che concludi la mia OMOLOGAZIONE OPPORTUNISTICA?