Benvenuti! Questo blog è la manifestazione concreta del mio bisogno compulsivo di apparire nell'orgia mediatica...

1 ott 2007

ROM (pt.2)


Vagabondi! Nomadi! Ladri! Bruciamo il Lavello! A casa loro! Rauss!... L'altra sera, durante la cena della 5F, nonostante fossi evidentemente alterato, ricordo di aver sentito tutto questo e ho cercato di capire perchè questi zingari sembra che effettivamente puzzino, come ha ammesso lo stesso Carlesi, e non sia solo un odore diverso.

Con la società industriale assistiamo ad un processo di secolarizzazione, o se preferte di laicizzazione, di un concetto che prima di essere economico, sociale e politico, era una categoria etico-religiosa della cristianità: il LAVORO. Dopo che una sedicente verginella immacolata mise al mondo urlando in una fetida grotta di Betlemme un prodigioso pargolo, il lavoro cessò di essere una necessità naturale e divenne una MALEDIZIONE! Dopo il peccato originale, il lavoro-fatica-punizione ha assunto la funzione di penitenza per il riscatto dell'umanità. Il potere del lavoro si legò in prima istanza alla trascendenza etica; la produttività delle attività umane non fu più il risultato dell'impegno collettivo, o del singolo, bensì divenne un dono, una benedizione divina: un miracolo quotidiano. Prima dell'avvento della società industriale, respingere questo gesto d'amore con cui dio mostrava ai propri figli di non averli dimenticati, era peccato MORTALE. L'ozio era un atto di rivolta contro la generosità divina; il secondo dopo la sfrontata ribellione del peccato originale (causato, ricordiamolo, da quella inutile troia di Eva). Questa mentalità si è tradotta, laicizzata e secolarizzata, nel mondo borghese in quelle forme che esaltano l'operosità, "il lavoro che nobilita l'uomo": il prestigetto. Il lavoro ha conservato una connotazione essenzialmente negativa, tant'è che viene rigidamente contrapposto al "tempo libero", quella parentesi di vita vera in cui ognuno dà libero sfogo ai propri interessi e alla propria creatività, si prende cura degli affetti e in esso ripone le speranze di felicità. Ma veniamo ai nostri eroi: I ROM! Ebbene, date queste premesse, come possiamo pensare di integrare, o anche solo comunicare, con una cultura estranea, fondata su presupposti completamente divergenti dai nostri? Come può l' Europa, fondata su questa concezione malata del lavoro, trovare un compromesso con quelle culture che non hanno conosciuto la maledizione del peccato originale e del lavoro? Come può la nostra società costruita sull'idea del lavoro-punizione e della proprietà(-prigione?), incasellare nelle proprie trame rom, negri, musigialli e infedeli? Perchè questi vagabondi maleodoranti non hanno voglia di fare un cazzo e non si lavano? Questo è quello che si chiede la gente... Io non so che idea del lavoro possa avere un negro o uno zingaro, però mi viene da pensare che se non gliene frega un cazzo di lavorare è perchè effettivamente "non l'hanno ammazzato loro il cristo".


questo post è solo uno spunto (o sputo) di riflessione. Continuerà in un tentativo di analisi più ampio che non risparmierà punkabbestia, comunisti, new-liberal e biasciaostie...

9 commenti:

Anonimo ha detto...

ma cristo di un dio...
sei più rincoglionito di quanto pensassi!
ma se non fai un cazzo e vuoi giustificarti, mi spieghi perchè tiri in mezzo i rom (feccia di questa terra)?

di anzi che compri Cavalli con la carta di credito di tuo padre e
provi profondo imbarazzo e rimorso a usarla..

cattocomunista da 2 soldi..

ps: figlio di papa

marco ha detto...

BACCINI MI ANNOI...allora 1) non devo dare nessuna giustificazione 2) scopo del post non era quello di giustificarmi 3)il tuo commentino finale (dove dimostri una scarsa confidenza con l'ironia e le etichette politichesi) nasconde il pregiudizio e la boria di chi lavora da un paio di settimane e ora fa lo splendido nei confronti di chi non lavora. Inolte è indicativo di quell'arroganza figlia del prestigetto dei "grandi lavoratari" (come te) che io analizzo nel mio post; percui cerca almeno di attenerti al tema. Se non comprendi il tema farò una sezione semplificata per te 4)se posso, compro quel cazzo che mi pare e poi mi avvilisco quanto voglio, e non devo certo tirar in ballo i grandi temi, come fai tu con i tuoi post e la tua logica delirante, per celare le frustrazioni. Il post parla chiaramente di problemi di integrazione sociale e non dei miei presunti sensi di colpa latenti. Psicanalista da 1 soldo e mezzo... Quando mi andrà di parlare delle miei frustrazioni, così che potrai cimentarti nella tua psicanalasi da dilettante, per lo meno lo farò con stile.

Come al solito scrivi cazzate autocontaddittorie...E meno male che a informatica studiate logica!

Ciao UOMO

Bruno ha detto...

Baccio guarda non serve neppure commentare.... il silenzio è la critica più forte che mi viene in mente.

marco ha detto...

Comincio a pensare che bruno sia muto... Qualsiasi cosa uno dica lui sostiene sempre "che è meglio stare zitti", "che non c'è bisogno di commento", "che non ho parole", "che il silezio è la critica più forte"... Per lo meno degnati di folgorarci con un breve ma intenso aforisma!

Bruno ha detto...

Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità.

Bruno ha detto...

Ecco, per colpa vostra il baccio ha cancellato il blog! Con 3 post aveva già esaurito le cose da dire.

Vergogna a tutti quelli che lo criticavano!!!!! RIP Baccio

elkappe ha detto...

Marco non vorrei rovinarti il giochino, ma mi pare evidente che ti mancano delle basi.
Ti posto degli appunti che ho preso all'età di 5 anni all'asilo comunale della Perticata:

Corso aggiornato per bambini dell'asilo:
lezione numero 1° "-mamma perchè lavori?"
svolgimento:
data la connessione
sopravvivenza-x-danaro-lavoro.
dove "-" sta per "deriva da"
e dove "X" rappresenta casa, cibo, macchina ecc...
Ovvero tutto ciò di cui hai bisogno.
Se non lavori non produci benefici per la società, ergo non ottieni danaro con cui -chi non ha un amercanexpres- compra gli oggetti che impiega per rendere la propria esistenza diversa da quella di una capra.
Ovvero ci si compra una casa, che qualcuno ha costruito, con materiali che qualcuno ha trasportato e scavato o prodotto o inventato, per la cui azione e fatica, chiamata LAVORO, è stato pagato ecc...

Cazzo centra il povero Cristo?
Il lavoro è il fondamento della società, ovvero del vivere associato, ovvero del reciproco aiutarsi per trascorrere in condizioni sempre migliori, agiate e comode il periodo di tempo che si trascorre sui verdi pascoli della terra.
Ovviamente il sistema di organizzazione del lavoro attuale è perverso e fortemente ingiusto, ma non per causa del lavoro, ma a causa degli squilibrati rapporti di forza vantaggiosi ai proprietari del capitale, che spesso e volentieri influenzano in maniera assai efficace anche i detentori del potere di coercizione organizzato sotto varie forme.

Spero che il corso da 3° asilo serva ad aprirti la mente sulla magnifica utilità del lavoro.

Saluti VeteroMarxistiLeninisti
K.

marco ha detto...

Carlesi finalmente! Era questo il commento che aspettavo... Putroppo noto che il tono provocatorio e a tratti scanzonato del mio post ha disorientato te come molti altri. So di gente che si è licenziata dopo aver letto il mio post, altri che sono andati in chiesa a pestare il prete e a pisciare sulle ostie benedette, ma non era davvero il caso di esagerare.
Allora chiariamoci: io penso, come te e tanti altri, che il lavoro è una forma di attività indispensabile per la vita associata, a qualsiasi livello di complessità sia giunta l'organizzazione sociale di una civiltà. Sono sicuro che anche gli zingari in qualche modo a noi incomprensibile "lavorano", se non altro per lavare i loro cenci e riparare i loro catorci ambulanti. Il problema è secondo me legato al sentimento che accompagna l'attività lavorativa; una sorta di "etica" del lavoro da non confondere con i codici deontologici di certe professioni, ma che riguarda l'intimo rapporto del singolo con il lavoro inteso come atto politico fondamentale. Io credo che dalle modalità con cui un individuo si rapporta alla morale dipendano anche le modalità con cui si rapporta al lavoro, (sempre in qualità di atto politico), ed è su questo nodo che dobbiamo riflettere per capire l'atteggiamento di altre civiltà verso il "nostro" lavoro e sperare così di poter porre le condizioni di un'integrazione che non sia solamente formale, o puramente esteriore, ma che si ridichi nel sentire comune. Chiaramente tutto ciò apre prospettive e problemi vastissimi che non pretendo davvero di aver risolto con questo commentino nè tanto meno col post...

marco ha detto...

ah Carlesi! E' dalla terza media che sento sto disco.... prova con qualche diversivo! Fatti consigliare da BERTOLINI! Almeno lui si è convertito e ora fa il punkabbestia con la felpina viola col cappuccio. Lui la sa lunga....